Tutto parte dalla Vigna

Si, ho preso parte ad alcune  vendemmie.  Poi  ho cercato di approfondire  le mie conoscenze sul campo  in  alcuni “terroir” italiani e d’Oltralpe seguendo  il più possibile eccellenti vignaioli.  Ma  parlare di vigna  non essendo uno di loro non è cosa

Ho preso parte ad alcune  vendemmie.  Poi  ho cercato di approfondire  le mie conoscenze sul campo in alcuni “terroir” italiani e d’Oltralpe seguendo  il più possibile eccellenti vignaioli.  Ma  parlare di vigna  non essendo uno di loro non è cosa  facile.  Ho capito comunque  molto bene che  ( al di là delle varie sperimentazioni lecite e giuste ed al  cambiamento climatico in corso ( leggi  il pezzo  “Vigna  e  cambiamenti del clima” qui di seguito),  la  prima regola  da rispettare quando si vuol fare del buon vino è  avere  il vitigno giusto  nel giusto “terroir”.  Tradotto: ogni  vigna per la sua composizione e per il suo microclima ha  il suo vitigno appropriato. Poi la vigna va anche rispettata .  Il che  significa intervenire su di essa con passione,  rispetto e con il cuore. Vendemmia dopo vendemmia.

 

La vigna va difesa

 

 Rispettare la vigna significa anche difenderla dalle malattie che la minacciano. Consci che ad oggi  la vite è la coltura che vanta il maggior numero di bioagrofarmaci  contro le malattie fungine e che  mancano purtroppo ancora soluzioni importanti antiperonosporiche alternative alla chimica di sintesi,  sempre prendendo in considerazione che le annate non sono tutte uguali , ci sono vigne più “fortunate” , e cioè  quelle che hanno bisogno di pochi  trattamenti e altre meno . In queste ultime  bisogna intervenire di più con antiparassiti ecc.  Qui , risulta più problematica e  a volte impossibile la coltivazione biologica o biodinamica dell'uva .  Poi ci sono  i numerosi e improvvisi temporali misti a grandine che colpiscono le vigne sopratutto durante i mesi estivi e gli sbalzi di temperatura che sono tutti  fattori che sempre più spesso  necessitano l’aumento dei trattamenti.

 

A proposito del controllo delle malattie fungine

 

Oggi più che mai in viticoltura l'interesse nei confronti delle alternative ai prodotti fitosanitari di sintesi chimica è senza dubbio in aumento. Un pò per le vigenti normative che li limitano, in primis la direttiva sull'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari n.128/2009, ma anche per il crescere di  una consapevolezza del vignaiolo nel ridurre sostanze attive di sintesi nell'ambiente. A ciò si affiancano motivazioni più tecniche :  tra cui la necessità di utilizzare in prossimità della vendemmia sostanze attive che non interferiscano con la fermentazione,  oppure ridurre l'utilizzo di prodotti rameici per rispettare la quantità massima prevista per ettaro . 

 

Trattamenti operazioni delicate

 

 In primo luogo, i trattamenti  in vigna sono operazioni delicate  per il calcolo delle  giuste dosi da erogare. Secondo per la scelta dei  prodotti  da utilizzare. Purtroppo (tralasciando  coloro che incredibilmente e senza scrupoli  usano massicce dosi “chimiche”  spesso erogate con l’elicottero) anche  tra i vignaioli  più  bravi e attenti  c’è ancora chi  sottovaluta  un calcolo preciso utilizzando troppo spesso  un dosaggio di pesticidi  maggiore al necessario . E' vero che ci sono molti fattori da osservare come stabilire la giusta diluizione della miscela,  il tipo di macchinario da utilizzare per l'erogazione e tanto altro ancora, ma ogni qualvolta è possibile al posto dei  pesticidi chimici, usare quelli naturali  è necessario farlo. Insomma  “allo stato dell’arte” per vari fattori  in alcuni  vigneti  non credo  sia possibile  rinunciare al 100% ai prodotti sintetici, ma in annate più favorevoli  è  possibile   limitarli sino ad eliminarli usando microbiologici  che agiscono molto bene contro  le malattie  fungine della vite. Mancano purtroppo , come abbiamo già accennato, soluzioni antiperonospora alternative alla chimica di sintesi.

 

Pratiche naturali

 

Ci sono pratiche  naturali che possono essere usate sempre. La prima è la rinuncia al diserbante a base di glifosato o suoi derivati. L’alternativa è  semplice: basta falciare (oggi ci sono macchine per ogni tipo di vigna) E’ anche valido tener pulita la vigna  con tecniche come quella del sovescio (seminiamo piante leguminose e graminacee che vengono trinciate in fioritura e poi interrate) con cui si ricava  materiale biologico  che svolge anche la funzione di concime naturale,  e che va a  sostituire quelli chimici, che alla lunga possono  “stancare” e impoverire il terreno. Poi bisogna saper agire con le buone pratiche agronomiche sui suoli ad esempio  sulla potatura secca e la scelta dei germogli, la gestione della parete vegetativa, in un ambito sempre più complesso dove i patogeni sono aggressivi, e stanno aumentando quelli responsabili delle malattie del legno (mal dell’esca e flavescenza dorata), e poi anche per cercare di prevenire anche nuove situazioni da affrontare legate a nuovi insetti. Anche in campo antiparassitario, bisogna quindi cercare di limitare l’uso di pesticidi e insetticidi. Contro la Tignola, una farfallina che depone le sue uova sugli acini che vengono poi bucati dal bruco che ne nasce, si può ad esempio usare la tecnica della confusione sessuale. Funziona così: si posizionano degli “spaghetti” di feromoni di femmina di tignola e tignoletta (20% – 80%), circa 600 per ettaro, legati alla vite, solitamente sul perimetro del vigneto. Il maschio viene quindi “confuso” dai segnali inviati dagli spaghetti, e non riesce più a trovare le femmine, interrompendo di fatto il ciclo riproduttivo, che è quello che danneggia la vite.

 

 

 Flavescenza dorata

 

La flavescenza dorata fa parte dei giallumi della vite, in cui delle cellule senza parete cellulare detti fitoplasmi bloccano il passaggio della linfa e provocano lo squilibrio dell'attività ormonale della pianta. I giallumi della vite più rilevanti sono falvescenza dorata e legno nero, le due malattie manifestano gli stessi sintomi. La FD viene trasmessa da pianta a pianta e da vigneto a vigneto dalla cicalina scaphoideus titanus, tramite suzione della linfa. L'insetto anche se infetto non trasmette la malattia alle uova che depone nelle insenature della corteccia in autunno. I nuovi esemplari nascono in maggio e dopo cinque stadi larvali raggiunge lo stato adulto. In questa fase la cicalina si muove in un raggio di 500m su diversi ceppi prelidigendo soprettutto i polloni. I sintomi e l'ampiezza dei contagi si differenziano in modo marcato a dipendenza dei vitigni.

 

Peronospera

 

La Peronospora a dipendenza dell’annata è la principale malattia da combattere, soprattutto nei mesi di maggio e giugno quando l’umidità nel vigneto è elevata e la temperatura è tra i 10° ed i 25°. La prevenzione è essenziale, i prodotti a disposizione sono molti e solitamente poco aggressivi per l’ambiente. Purtroppo in alcuni casi colpisce il piccolo grappolo arricciandolo e in questi casi si consiglia di utilizzare zolfo in polvere nebulizzandolo al mattino quando la vigna è ancora bagnata. A fine stagione è importante avere delle foglie sane in modo che la fotosintesi sia ottimale e congiuntamente aiutino la maturazione. Fare un trattamento antiperonosporico a fine stagione, rispettando i termini di legge  è molto consigliato. Direi indispensabile.

 

 

Filossera

 

La Filossera fu portata in Europa dalle Americhe verso la fine del XIX Secolo, e in poco tempo ha distrutto quasi completamente tutti i vigneti esistenti. Sopravvissero solo piante poste in altitudine o vicino al mare su terreni sabbiosi. Causata da un fungo, attacca le radici e via via tutta la pianta, ed è favorita dall’umidità e dalla pioggia, proprio come la Botrytis Cinerea, o muffa, che in zone climatiche avverse, invece di disidratare favorevolmente gli acini concentrando zuccheri e aromi, inaridisce i grappoli facendoli marcire. 

 

 

L’Oidio

 

 Fungo che attacca il fogliame soprattutto in primavera e il vento ne favorisce la propagazione. In caso di gran caldo e umidità  può apparire con una  muffa grigia dall’odore tipico che potrebbe intaccare velocemente tutto il vigneto. 

 

Botritis

 

 Fino agli anni novanta prima della scoperta di un prodotto apposito il problema del marciume grigio era la causa maggiore della perdita di qualità delle uve. Prima della chiusura del grappolo, solitamente a fine luglio, si può applicare un prodotto specifico per evitare lo svilupparsi di muffe sul grappolo a pochi giorni dalla vendemmia. Si tratta del prodotto che crea più residui nei vini, la Federviti invita a farne uso una volta sola per stagione

 

Black rot

 

Infezioni  che appare sugli acini facendoli imbrunire e marcire completamente in poco tempo. Si tratta del black rot, malattia fungina molto difficile da debellare e che infetta i grappoli durante la fioritura periodo nel quale sarebbe importante eseguire almeno due trattamenti a distanza di 10-15 giorni. Ci sono pochi prodotti validi in grado di debellare la malattia, sono innocui per insetti ma spesso tossici per organismi acquatici. Non ci sono prodotti biologici in grado di prevenire il black rot, l’unico modo è eliminare gli acini colpiti raccogliendoli e portandoli lontano dal vigneto (spore che rimangono attive nel terreno per anni).

 

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Drosophila suzukii

 

La drosophila suzukii è un piccolo insetto che ha causato non pochi problemi soprattutto nella vendemmia 2014, si potrebbe descrivere come un simile del moscerino della fermentazione ma molto più dannoso. Il piccolo animaletto proveniente dal sud-est asiatico, al contrario della drosofila indigena, riesce a bucare il frutto sano deponendovi le uova. La drosofila suzukii riesce a compiere numerosi cicli riproduttivi in breve tempo con un picco di fertilità tra metà agosto e fine settembre. Nella foto è illustrato il maschio della D. suzukii riconoscibile dalle macchie nere sulle ali.

 

Consigli per la prevenzione del moscerino Drosophila suzukii in vigna:- Controllare regolarmente i propri vigneti in quanto lo sviluppo dei moscerini pùo anche essere molto rapido- Arieggiare il più possibile i grappoli perché il parassita ama le zone d'ombra e umide,- Tenere l'erba falciata relativamente corta dall'invaiatura in poi per far circolare il più possibile l'aria- Dove è confermata la presenza di quest'ultimo cercare di catturarlo il più possibile con le trappole di massa (aceto-acqua-zucchero-vino-sapone) prima che la popolazione diventi ingestibile- Alcuni vitigni sono da tenere bene sott'occhio in quanto anche più sensibili alla Suzuki.   Rinforzare un po' la buccia degli acini d'uva con l'aggiunta di un prodotto a base rame al momento dell’ultimo trattamento fitosanitario della stagione.- il prodotto che ha dato i migliori risultati fino ad ora è il Surround, non si tratta di un insetticida chimico è a base di polvere di roccia -

 

 

 Vigna  e cambiamenti climatici 

 

I cambiamenti climatici in atto sono sotto gli occhi di tutti: temperature “fuori controllo” con periodi invernali caldi e poi nel giro di poche ore gelidi,  estati soffocanti, bombe d'acqua, alluvioni, grandinate, trombe d'aria ecc . Una sorta di “rivoluzione del clima” dettata sopratutto da vari tipi di inquinamento. E quando, in agricoltura non sono i fenomeni atmosferici a spazzare via intere colture ci pensano le  invasioni degli insetti  (alcuni sin’ora mai visti)  che possono devastare tutto, in primis l’uva. Tutto questo non è una novità dell’ultima ora. Quindi quando vedo articoli  tutti uguali di colleghi giornalisti che, come dire , parlano dei cambiamenti del clima negativi per il vino come fossero una novità mi viene da sorridere. Si è sacrosanto che la vite sia una pianta molto sensibile alle variazioni climatiche. Proprio per questo una vendemmia non è mai uguale all’altra. E proprio per questo il vino, quello vero, è una cosa unica, seria e affascinante. Ed è anche vero che il surriscaldamento del nostro pianeta per le vigne con microclimi più caldi implica maggiori difficoltà a chi fa  vino, con il risultato di gradazioni  sempre più alte da uve sempre più zuccherine  ecc.  Ma è anche vero  che la vite sino ad ora ha sempre fatto i conti con ogni tipo di cambiamento climatico senza mai soccombere. Tutto grazie al lavoro di milioni di vignaioli sempre più bravi. Così molti vini di queste ultime annate sono uno più buono dell’altro.

 

Scenari epocalitici.. non esageriamo

 

Quindi i futuri scenari apocalittici prognosticati da molti colleghi nei loro articoli per ora  li lascerei un attimino da parte. Come alcune considerazioni lette da poco su un importante  quotidiano che parlava anche del  Pinot noir come il vitigno più minacciato dai cambiamenti del clima.  Il collega scrive: “ …a causa della sua limitata capacità di adattarsi, probabilmente sarà il vitigno più colpito dai cambiamenti climatici: zone come la Borgogna  non saranno più patria di pinot noir, ma di varietà più mediterranee, come syrah o grenache”.  E poi ancora più in generale: “ Nel giro di pochi anni rischiamo di dover riempire i nostri calici con un vino eccessivamente alcolico, ecc.. ….se non si riuscirà a invertire il trend la viticoltura mondiale potrebbe «alzarsi» di circa 800 metri e spostarsi di 650 km di latitudine”.  Tutto vero e sacrosanto, ma mi domando e richiedo: dov’è la novità? E già così da mo! Inoltre ci sono microclimi per determinati vitigni che non rientrano affatto nel discorso delle altitudini o latitudini.  E poi per coloro i quali non hanno  le vigne  “fresche” il surriscaldamento  viene  combattuto già da anni con  modifiche della forma di allevamento, prediligendo, per esempio, spalliere più alte e più distanti dal suolo potando meno verde per non esporre l’uva ad eccessive esposizioni solari ecc ecc. Insomma è bene preoccuparsi e “difendersi” dai cambiamenti climatici , ma non esageriamo con gli scenari epocalitici dietro l’angolo.

 

Vini “caldi” troppo spesso con  l’aggiunta dei mosti concentrati

 

 Vedo comunque ancora che la maggior parte dei bevitori vuole vini “caldi” morbidi tendenti al "dolce" e sempre uguali annata dopo annata.  Quelli che io amo chiamare “vini piacioni” o " da battaglia". E allora dov’è l’imminente catastrofe per la viticoltura! L’acidità nel vino (quella giusta si intende) spaventa ancora. E anche se si parla sempre di più di vini eleganti  e fragranti  con più basse gradazioni , con una maggiore “bevibilità” poco stucchevoli e dove l'uva si sente tutta , alla fine la maggior parte dei consumatori vuole invece il vino "standar",  “piacione” e soprattutto ( e qui è a mio giudizio la cosa più grave) sempre  uguale,  annata dopo annata.   E  poi se poi si tratta di un vitigno importante, se non ha colore, non ha un certo "spessore" e non tende verso  una certa “stucchevolezza” non va bene . Risultato: come diceva  un mio caro amico “piemontese doc” : " vogliono quelle mele lì e noi gliele diamo”. Ecco perché tanti produttori vanno giù di brutto con i mosti concentrati  e vari “maneggiamenti”  in cantina.  Per loro non fa differenza una vendemmia dall'altra. Alla fine  il prodotto finale deve essere  sempre uguale, annata dopo annata.

 

Sperimentazione : il vino del futuro 

 

Li Chiamano i "vini del futuro" e sono ottenuti da uve che non temono gli attacchi di oidio, peronospora tanto da richiedere un paio di trattamenti all'anno contro gli 8 o 10  nel "rispetto delle annate" delle nostre uve classiche.  Quelle più note   ed iscritte al Catalogo nazionale come vinifera  sono  uve Bronner, Regent, Cabernet Cortis, Cabernet Carbon, Helios, Johanniter, Prior e Solaris.  Quest'ultima ad esempio viene coltivata  da un noto produttore Trentino, Mario Pojer  che  con  un clone di ceppi conosciuti e non, ibridato selezionato e ripiantato sui pendii scoscesi di Grumes in Val di Cembra produce un "bollicine" molto interessante.  Questo vino ottenuto con un metodo "eretico": nè la rifermentazione in bottiglia, nè il metodo classico, ma un inizio fermentazione in serbatoio con imbottigliamento durante il processo non ha nulla se non l'uva che non subisce alcun trattamento. Per questo si chiama Zero Infinito. In bottiglia i lieviti continuano la loro opera fin quando con un bagnomaria che spinge a 45° i flaconi ripieni di vino si “fotografa” la posizione biologica del momento. Presa la spuma attende il tempo necessario per stabilizzarsi ed esprimere  grande sensazioni con il max di bevibilità.